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Nereidi 

«Non sono tutte ninfe, come nel mito, le donne di Nereo. Sono regine, ancelle, muse, divinità, donne dimezzate o doppie a seconda dei casi della vita, mascherate, alla vigilia di scelte definitive, benevole o furenti.

Si sono fatte da sole, prendendo vita da astrazioni e segni, materia e composti. Sono donne fatte di curve e di spigoli, occupano spazio e lasciano vuoti.

Non sono eternamente giovani e aspirano a ritrovare la loro parte mancante o a lasciar cadere i pesi che si portano sulla schiena.

Ballano governano subiscono e resistono. Si muovono velocemente, come corpi nell’acqua. Sopravvivono alle insidie e a volte le tendono».

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Immagine copertina volume Nereidi. Donne di Nereo, Opere di Nereo Petenello e narrazioni di Carla Ravazzolo, Cleup, 2023

In copertina: 60x102 cm, tecnica mista su tavola, 2000

Le Nereidi

Nereidi e altre cosmogonie

«La mostra che inauguriamo alla Sala della Gran Guardia di Padova evidenzia soltanto tre nuclei narrativi: in primis l’indagine che Petenello affronta attraverso la figura femminile. Sono opere con una forte ambientazione africana. Da qui comincia la sua produzione di donne dai tratti somatici che spaziano dalle impetuose regine, dalle eteree principesse dai profili egizi, fino alle guerriere dai nasi camusi. 

Le donne di Nereo danno vita alle Nereidi grazie all’affabulazione di Carla Ravazzolo che prende a pretesto l’immagine per farne storia. Del resto, ogni segno è comunque e sempre allusivo e chiede d’essere interpretato.

Quindi un accenno alle sue tantissime sculture in resina: quelle scelte per la mostra ammiccano al suo lavoro di designer sia per l’utilizzo dei materiali, le resine, che per gli stilemi collocabili a cavallo degli anni ’60 e ‘80. [...] La terza e ultima sezione propone invece tavole di grandissime dimensioni: esplosioni materiche su campiture nere assolute, metafisiche.» (Testo critico di Barbara Codogno)

«Sono tredici in tutto le opere appartenenti al gruppo delle Nereidi, otto quelle esposte. Ciascuna di loro supera i limiti della pittura conquistando la possibilità di parlare raccontando allo spettatore la propria storia. I racconti  aprono le porte ad una realtà altra, comunque molto simile alla nostra. Sono donne belle, accoglienti, protettive, ingenue, ingannate, piangenti, malefiche malate, immigrate, colpevoli, innocenti, maltrattate, arroganti, abusate, buone, sincere e soprattutto contemporanee. [...]

Le opere esposte nella Sala della Gran Guardia si proiettano voracemente nello spazio dello spettatore grazie all’utilizzo dei colori vivaci, degli inserti scultorei e dei contrasti visivi sperimentati da Petenello e all’accompagnamento narrativo di Ravazzolo». (Antonia Cattozzo su Frammenti Rivista)

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